Il Divisionismo si è sviluppato in Italia alla fine dell’Ottocento, traendo molti dei suoi temi dal Simbolismo. La tecnica divisionista consisteva nell’applicare sulla tela piccoli tocchi di colore puro, affiancati l'uno all'altro, piuttosto che mescolati sulla tavolozza. Il risultato era un’immagine ricca di effetti di luce.
Il pittore ha dipinto il paesaggio di montagna con colori astratti, come il rosa, il viola e l’arancione per i monti e per le case. Questo rende il paesaggio meno realistico, ma riesce a trasmettere di più la sensazione che si prova di fronte al tramonto.
Giovanni Giacometti era un allievo di Giovanni Segantini, famoso esponente del Divisionismo, che ne ha influenzato la tecnica, in particolare nella stesura del colore. Giacometti, però, l’ha utilizzata in modo diverso: ha steso linee di colori più spesse e in direzioni diverse per definire meglio le figure e dargli volume. Le sue nuove ricerche sulla luce e sul colore, sono frutto dell’incontro con l’artista svizzero Cuno Amiet.
Giacometti ha sviluppato la tecnica divisionista, usando colori puri, spesso complementari, per intensificare gli effetti luminosi e cromatici. Dopo la morte di Segantini, ha iniziato a sperimentare con nuove tecniche, lasciandosi influenzare dalle avanguardie artistiche parigine. Le sue opere mostrano un forte interesse per la luce e la percezione attraverso i colori.
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